
L’accessibilità nei musei: un investimento che produce futuro
Effetti sul piano della sostenibilità economica e sociale
di Ludovico Solima
Nel quadro evolutivo delineato dalla nuova definizione ICOM di museo e dalla Convenzione di Faro, il museo contemporaneo si configura sempre più come un attore sociale, dunque responsabile (anche) della costruzione di valore pubblico e della promozione dei diritti culturali delle comunità. Ciò vuol dire che l’accessibilità – e dunque le azioni e le iniziative dirette a migliorare l’esperienza dei visitatori con disabilità sensoriali, cognitive, motorie o temporanee – in questo scenario non rappresenta più un insieme di misure tecniche, ma un principio ineludibile che orienta la missione istituzionale del museo e la qualità delle relazioni con il territorio di appartenenza.
In questa nuova prospettiva, l’accessibilità diventa pertanto una componente strutturale della sostenibilità economica e sociale del museo, capace di connettere patrimonio, persone e responsabilità civica in un’unica visione integrata.
Le politiche di accessibilità non si limitano infatti a rimuovere barriere economiche, fisiche, sensoriali o cognitive: esse costruiscono prossimità; in altri termini, emerge con forza il concetto di 'accessibilità relazionale', intesa come capacità del museo di creare relazioni di fiducia con gli ambiti di prossimità e di favorire forme di partecipazione che restituiscano ai visitatori – con o senza disabilità – una piena esperienza di senso.
Nel corso degli ultimi anni viene peraltro dedicata particolare attenzione alla dimensione senso-percettiva della visita museale, intesa come incontro tra persone, oggetti e narrazioni. L’accessibilità si inserisce pienamente in questa visione: un museo che costruisce esperienze tattili, sonore, visive o multimodali non risponde solo a esigenze funzionali, ma amplia in modo significativo il potenziale narrativo del patrimonio. La mediazione inclusiva – dai percorsi tattili alle guide in linguaggio easy-to-read, dalle audio-descrizioni alle soluzioni immersive – arricchisce infatti il racconto museale, rendendolo più profondo e più adatto a pubblici plurali.
Le tecnologie, in questo senso, non rappresentano un fine, ma uno strumento prezioso, un vero e proprio 'abilitatore di senso'. L’integrazione di strumenti digitali accessibili – app inclusive, realtà aumentata, sottotitolazione automatica, ricostruzioni 3D a supporto della tattilità – si rivela quindi pienamente efficace solo quando essa è inserita in una strategia digitale coerente, che non può procedere disgiunta dalla missione culturale e dai processi partecipativi interni del museo. È del tutto evidente, quindi, che le tecnologie accessibili agiscono come moltiplicatori di impatto quando sono progettate in modo partecipativo, con il coinvolgimento degli utenti.
Questa prospettiva amplia la nozione stessa di sostenibilità economica. Gli interventi accessibili, infatti, producono ritorni misurabili: ampliano la base dei pubblici, aumentano la durata e la qualità dell’esperienza di visita, rafforzano la reputazione del museo e attivano nuove partnership educative e sociali. L’accessibilità diventa così una componente determinante del valore pubblico generato dal museo.
Va infatti osservato che la sostenibilità economica dell’accessibilità è spesso sottovalutata: un investimento in accessibilità è visto talvolta come un costo incomprimibile. Al contrario, una lettura manageriale matura del fenomeno mostra come questi interventi generino valore nel medio-lungo periodo, secondo almeno tre linee di impatto:
- Incremento dei ricavi e fidelizzazione
Offerte dedicate, attività educative inclusive, laboratori per scuole e centri specializzati contribuiscono a intercettare nuovi pubblici. Le famiglie e i gruppi scolastici – in particolare quelli con esigenze educative speciali – mostrano poi una maggiore propensione a tornare in musei capaci di garantire un ambiente inclusivo, leggibile e accogliente. - Rafforzamento del posizionamento istituzionale
Un museo riconosciuto come accessibile accresce la propria reputazione sociale e quindi rafforza le relazioni con i propri stake-holder, attrae più facilmente sponsor, partner del terzo settore, fondazioni e donatori sensibili ai temi dell’impatto sociale; la reputazione, in questa prospettiva, diventa un capitale del museo. - Efficienza organizzativa e qualità dei processi interni
L’accessibilità, se ben progettata, si traduce in maggiore chiarezza dell’informazione, miglioramento dei flussi, servizi interni di migliore qualità; in altre parole: ciò che è accessibile tende a essere anche più efficiente.
Una parte rilevante delle riflessioni sviluppate aiuta quindi a comprendere che l’accessibilità deve essere letta come un’innovazione organizzativa. Essa infatti non va considerata alla stregua di un progetto isolato, né come se fosse un insieme di soluzioni ‘aggiunte’ successivamente, ma va piuttosto intesa come un orientamento che incide su governance, processi, competenze e cultura istituzionale. Il museo accessibile non è solo quello che moltiplica i servizi, ma è piuttosto quello che assume l’accessibilità come criterio orientatore di tutte le sue scelte.
Questo approccio richiede pertanto:
- una pianificazione strategica, che inserisca l’accessibilità tra gli obiettivi di mandato;
- una governance capace di ascoltare, coinvolgere e rendere corresponsabili gli utenti;
- una formazione continua del personale, per garantire consapevolezza e coerenza;
- un sistema di valutazione e accountability, che misuri impatti quantitativi e qualitativi, comunicandoli con trasparenza.
Va infine sottolineato che l’accessibilità produce effetti profondi anche sul piano della sostenibilità sociale, contribuendo alla costruzione di una cittadinanza culturale più ampia e riducendo le disuguaglianze nell’accesso ai saperi, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 (in particolare, gli SDG 4, 10 e 11). Numerose esperienze mostrano chiaramente come i musei accessibili riescano a svolgere una funzione di ‘cura culturale’: luoghi in cui le differenze non sono solo tollerate, ma riconosciute e valorizzate come parte dell’esperienza collettiva.
L’impatto sociale è dunque molteplice: incremento dei pubblici, aumento del tempo di visita, fidelizzazione di specifiche categorie di domanda, maggiore partecipazione delle comunità, rafforzamento del senso di appartenenza, sostegno ai processi educativi, benessere individuale e relazionale. L’accessibilità, in questa prospettiva, è dunque una pratica di equità culturale.
In conclusione, l’accessibilità rappresenta uno dei terreni più fertili per ripensare il ruolo pubblico dei musei. È sostenibile economicamente perché genera valore; è sostenibile socialmente perché amplia la cittadinanza culturale; è strategica perché contribuisce a definire un modello di museo orientato alla qualità della relazione, alla continuità progettuale e alla costruzione di fiducia.
E dunque, l’accessibilità non è un costo da giustificare, ma un investimento che produce futuro.